Translate

martedì 15 settembre 2015

Claus

"[...] Al quarantaseiesimo minuto si calmò improvvisamente, era il momento, e mi guardò negli occhi: <<Charles con questo buio non riusciremo mai a ritrovare la strada di casa e come ti ho già accennato io ho una fifa tremenda del buio, non ci resisto proprio! Da anni esco di sera determinato e ben riposato, dimentico appositamente la torcia in veranda, e credimi per uno come me non è facile dimenticarsela, poi mi spingo il più lontano possibile dall’uscio di casa finché alle 23,45 i lampioni si spengono e mi ritrovo da solo immerso nell’infinito tentativo di superare questa mia paura e tornarmene a casa. Ma devi sapere che finora non ci sono mai riuscito. Il fatto è che ciò che mi circonda è insignificante se paragonato alla mia inquietudine>> e borbottando qualcosa s’infilò repentino in una specie di boscaglia a lato della via, a pugni si fece strada fra i rami, ne stacco due di netto e scomparve. Colsi la palla al balzo e intimorito da quel personaggio proseguii per la strada senza voltarmi. Allora il suo discorso mi sfuggì, mi preoccupavo troppo di scappare da quell’insolito tizio. Appena ritrovai la cancellata di via Giosuè Carducci, i cavalieri se n’erano andati, spariti insieme alla fioca luce delle luminarie, ma qualcosa dietro di me continuava a schiarire la notte. Mi voltai e fu allora che lo riconobbi. Fuoco! Claus, il lottatore dalle orecchie a cavolfiore era il disgraziato piromane che infiammava la vegetazione e il fegato degli abitanti del paese. Quelle che a me parevano pannocchie per lui erano tante fiaccole imbevute di olio. Sarebbe davvero esilarante se i compaesani venissero a sapere che l’essere spregevole che ha disseminato il terrore nelle loro notti d’estate, altro non è che un grosso pugile fuori fase con la fobia del buio. L’umanità non finirà mai di sorprendermi. Mi fece tanta tenerezza che non raccontai mai a nessuno ciò che avevo visto, ero sicuro che prima o poi ce l’avrebbe fatta a guarire. Benché sapessi che prima di riuscirci avrebbe appiccato ancora qualche fuocherello qua e la. Ma chi ero io per fermarlo? Un uomo non ha il diritto di agire come meglio crede? Non voleva far del male a nessuno, combatteva come fin da piccolo era abituato a fare, lottava per dar sollievo al suo tormento.
Dai libri ho imparato che il principio fondamentale dell’universo è che ad ogni azione ne corrisponde una uguale e contraria. Detto ciò si capisce, o meglio così io ho capito, che dietro ogni opera di bene c’è una sventura, per lo stesso principio per cui per ogni alba c’è un tramonto, per ogni vita una morte, per ogni disastro un po’ di pace. E questo Claus lo doveva sapere. Infatti, in linea con questa teoria, l’omone rispondeva solo ai palpiti e ai brividi del suo cuore e non parve combattuto quando dovette scegliere fra se e il mais. Del resto spetta alla natura pareggiare i conti, non a noi piccoli esseri. Di certo non sarà stato un cittadino modello e nemmeno un filosofo peregrino, ma è stata la persona più umana che io abbia mai conosciuto. Finalmente vidi un adulto spogliato della retorica del giusto e dello sbagliato che si mostra per quello che è: un essere fragile e spaventato che messo all’angolo si scopre egoista e piromane. Quando si è alle corde la giustizia assume una prospettiva diversa e a quel punto anche un pugno sotto la cintura è valido: questo l’ho imparato da Claus, di certo lo doveva sapere, è un pugile. Durante la passeggiata mi confidò che degli specialisti gli avevano prescritto delle pastiglie, <<ne hanno una per tutti i gusti>> mi disse, e tanto riposo. Ma lui di notte continuava a combattere, anche a costo di incendiare il mondo intero, perché il suo istinto già sapeva che di riposo e pastiglie ci sarebbe morto, o peggio. La sua ossessione più grande? Scomparire nel nulla. In questo io e lui siamo simili."

Tratto da "Phollia" 

Nessun commento:

Posta un commento