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lunedì 28 settembre 2015

Moto a luogo

Da adolescente mi piaceva una ragazza. La scuola era appena finita quando mi accorsi di non avere più tempo. E dire che prima d'allora ero certo che le mie giornate si sarebbero ripetute all'infinito, di sicuro mai avrei potuto immaginare che una cosa così astratta come il tempo si potesse intromettere fra me e lei. Per me tutto era come prestabilito e di aspettare non m'importava. Cosa aspettassi non lo saprei dire, so solo che non avevo fretta, volevo che il nostro rapporto maturasse fino ad incontrarci a metà strada l'uno da l'altra e senza tutte le formalità che a quell'età sono richieste. Ero perlopiù bloccato e dalla timidezza, ma ripensandoci non credo che fu per questo che aspettai fino a non poterlo più fare, più che altro mi piaceva osservarla, a scuola era cosí bella e felice. Cercavo ogni giorno di avvicinarmi un passo di più e senza mai eccedere. Sognavo di corteggiarla segretamente ancora per chissaquanto, di prendermela comoda e di dare tempo al tempo. ci fossero voluti anni l avrei sposata. Sposata? Si, giá la vedevo sull'altare e pensare che di matrimoni non m'intendevo anzi le maledicevo proprio da quando era fallito quelli dei miei. Dovevo aver visto "i bellissimi" di rete quattro la sera prima. Poi andammo alle superiori in città e lì mi resi conto di averla persa, la sua bellezza avrebbe fatto stragi di ragazzi, la sua innocenza si sarebbe spezzata come un ramo secco sotto uno stivale in pelle di lucertola, e poi sapevo che a poco a poco li avrebbe provati tutti uno ad uno. Prima scoprendo e poi impugnando la punta inumidita di ognuno di loro, se la sarebbe passata sul corpo come usava fare con i suoi evidenziatori colorati. Non mi sbagliai, poco tempo dopo non la vidi più, ma su di lei sentivo molte voci. Andó così e da quel momento capii il principio di tutte le cose, il presupposto che ogni ostetrica dovrebbe infilare nell'utero prima di procedere con l'espulsione: "piccolo devi sapere che una volta uscito da quel buco partirà un conto alla rovescia che non puoi fermare ed é giusto che tu sappia che il tempo a tua disposizione non sará mai sufficiente per fare tutto quello che vuoi. Ora se vuoi uscire batti un colpo alla mamma". Realizzare che un gigantesco orologio pende sulle nostre teste mentre tutto intorno a noi é destinato a vivere girando su se stesso per milioni di anni é alquanto triste. Poi dipende dalle correnti di pensiero, gli ottimisti (che sono sempre dietro l'angolo) credono che il tempo serva per farci apprezzare quelle che loro chiamano "le piccole cose", i pessimisti piuttosto che passare i giorni guardando l'orologio che segna la propria fine preferirebbero non essere mai nati. Io so solo che avrei voluto fermare il tempo quell'ultimo giorno di scuola e altre volte in cui mi sono sentito felice, ma il conto alla rovescia non si puó fermare e di certo nemmeno le emozioni possono farlo. Tutto é in continuo movimento, e allora perché aneliamo la felicità? Perché la desideriamo se non può essere definitiva? E se non può essere stabile e definitiva non puó nemmeno essere un luogo, allora cos'è? La felicità non é altro che un moto a luogo, nient'altro. Chissà se la rivedrò mai...

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