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venerdì 31 agosto 2012

Amore: solitudine

Per dirla alla Fromm: "paradossalmente, per imparare l'arte di amare, bisogna imparare a stare da soli". Mi rivolgo ai voi lettori per offrirvi senza alcun sacrificio o rinuncia, una riflessione sulla nascita del cosiddetto "amore". Alla nascita come alla morte ognuno di noi e' solo, e questo e' il requisito fondamentale per lo sviluppo dell'"amore". Siamo sbucati dalle viscere del nulla e spediti nel luminoso mondo; accecati, spaventati e nudi ci hanno messi al mondo; poi ci hanno istruiti alla logica e al principio di causa-effetto. Piccoli animali senza senno obbligati il prima possibile a scontrarsi con Dio, imparando il timore, la paura, la pietà e il rispetto delle leggi del bene e del male. In modo sintetico si può dire che siamo nati in quanto animali, che subito dopo sono stati educati ad essere esseri umani. La solitudine e' il requisito fondamentale per lo sviluppo del grande cuore rosso: da cuccioli giocosi a bambini studiosi, intimoriti, impauriti e quindi soli. Soli e lontani da un "Padre-causa" a cui potersi legare: questi bambini tristi non sono altro che l'"effetto" della logica! Posso affermare che l'"amore" e' la ricetta segreta creata da ogni individuo per rimediare all' inevitabile insicurezza che questa educazione ci trasmette. Con questo capitolo ho deciso di demitizzare la figura del grande cuore rosso e del concetto caricaturale di amore che viene impartito nei vari oratori e nella stragrande maggioranza delle famiglie. Non sono intenzionato a entrare nel merito della mia ricetta, poiché preferisco offrire ai lettori la possibilità di confezionarne una propria che non sia influenzata dai miei ingredienti.

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