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martedì 21 agosto 2012

Amore dopo amore.

Definire la parola amore e' semplice se, appunto, la si ritiene solo una parola. Definire il concetto che simbolicamente questa parola vuole racchiudere e' assai più complesso. Esso e' talmente confuso da non essere riassumibile o semplificabile. L' unico modo per affrontare seriamente le cose dell' amore e' smitizzare il loro simbolo: il grande cuore rosso. Il dittatore rosso che quando batte forte sul petto, esige amore! Il cuore inteso come organo ha ben poco sentimento, lo definirei un lavoratore instancabile, alle volte appassionato e alle volte svogliato, nient' altro. Certo, senza il cuore non c'e vita come senza amore non si vive! Beh, per la gioia di molti posso affermare che di persone dal cuore "pulsante" ma non "amante" ne conosco in gran quantità. I "pulsanti non amanti" raffigurano perfettamente la classe confusa-media che ha equivocato l' amore con altro. Questo attaccamento a figure fatte, decise, finite, copiate, perfette, e' attribuibile all' arte figurativa più che a quella concettuale, più alla propaganda che alla morale, più a un gigantesco cuore di paillette che a una piccola illustrazione. E' per noi un grosso problema risalire dal circolo dei prodotti dell' amore, soprattutto ora che ne siamo così dipendenti. Vorremmo riempirci di cuori e lustrini, di anelli, di regali, di amici, di prodotti, di quadri, di vestiti con simboli, di auto con simboli, di simboli sulla pelle e infine di bambini e bambini sui quali appiccicare i nostri simboli! Pensare di ambire a dei figli propri, pensare di ambire a tonnellate di discendenti nel nostro mondo e' da vero essere "pulsante"; esso e' il "pulsante" per eccellenza! Colui che pulsa con disamore e superbia, colui che ambisce alla discendenza e all' ereditarietà dei geni, mentre, l' egotismo contemporaneo tritura milioni di bambini al giorno. Sono turbato, mi fermo qui per ora!

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