"Io immagino gli uomini come delle auto da corsa rosse
fiammanti lanciate al massimo su una lunghissima superstrada in direzione del
futuro. Tutti sono contro tutti e tutti guidano soli. Si fermano di rado al
distributore dei ricordi per fare il pieno e ripartire più carichi di prima. Ognuno
di noi è iscritto alla gara per dimostrare di essere il migliore e per superare
se stesso e gli altri. In fondo il nostro corpo cos’è se non un bolide lanciato
verso la morte? I ricordi a cosa possono servire se non a riempire il serbatoio
fino all’arrivo?
Uno stralcio di un tema di
quinta superiore? Ah sì! La traccia chiedeva una personale interpretazione del
conflitto fra progresso e tradizione, ricordo bene quel giorno perché il tema
non lo consegnai affatto e prima del suono della campanella scappai per la
paura di non poterlo più rileggere. Il professore d’italiano era un tipo
viscido e disgustoso, come il lardo che trasbordava dalla sua cinghia
strozzata, gli piaceva portare il riporto ai capelli e un sorriso collaudato
sotto i baffi regolarmente inumiditi dalla sua lingua a punta. Non lasciava che
gli alunni portassero a casa i temi, si limitava a registrare i voti e poi li
faceva sparire. A me piaceva provocarlo andando fuori traccia in ogni tema per
fargli intendere che le sue consegne, a cui era molto affezionato, non fossero
né interessanti né stimolanti. Tornando a quel foglio, ero sicuro che fosse un’
ottima opera prima, preziosa, e la volevo solo per me. Per la mia grotta, chiamavo
così la cesta della biancheria. Lì custodivo le miei storie fantastiche e i
disegni; mia mamma le chiamava “le robe strane” . Ricordo che la sera di quel
giorno guidai come se ne avessi per sempre, vagai per le strade veloci della
periferia, e iniziai a pensare ai grandi quesiti della vita e al tema, avevo da
poco la patente, ma continuai così per ore e ore, fin quando mi accorsi di
essere diventato una di quelle auto rosse fiammanti fiondate sulla superstrada
del futuro. La cosa mi fece rabbrividire. Pensai di sbattermi contro ad un muro
per lasciare la competizione, ma poi ragionai e capii che dal gioco non ci si
può ritirare. Si può distruggere il veicolo, ma l’altra parte rimane. Capii che
ciò che deve fare un buon pilota, e io lo sono, è trovare un punto nella pista
in cui l’arrivo e la partenza siano abbastanza lontani da potersi dimenticare
da dove si è venuti e dove si stava andando. Quella serata diede una forte accelerata alla mia storia. Vite
passate."Tratto da "Phollia"
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