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martedì 1 settembre 2015

"Le robe strane"


"Io immagino gli uomini come delle auto da corsa rosse fiammanti lanciate al massimo su una lunghissima superstrada in direzione del futuro. Tutti sono contro tutti e tutti guidano soli. Si fermano di rado al distributore dei ricordi per fare il pieno e ripartire più carichi di prima. Ognuno di noi è iscritto alla gara per dimostrare di essere il migliore e per superare se stesso e gli altri. In fondo il nostro corpo cos’è se non un bolide lanciato verso la morte? I ricordi a cosa possono servire se non a riempire il serbatoio fino all’arrivo?
Uno stralcio di un tema di quinta superiore? Ah sì! La traccia chiedeva una personale interpretazione del conflitto fra progresso e tradizione, ricordo bene quel giorno perché il tema non lo consegnai affatto e prima del suono della campanella scappai per la paura di non poterlo più rileggere. Il professore d’italiano era un tipo viscido e disgustoso, come il lardo che trasbordava dalla sua cinghia strozzata, gli piaceva portare il riporto ai capelli e un sorriso collaudato sotto i baffi regolarmente inumiditi dalla sua lingua a punta. Non lasciava che gli alunni portassero a casa i temi, si limitava a registrare i voti e poi li faceva sparire. A me piaceva provocarlo andando fuori traccia in ogni tema per fargli intendere che le sue consegne, a cui era molto affezionato, non fossero né interessanti né stimolanti. Tornando a quel foglio, ero sicuro che fosse un’ ottima opera prima, preziosa, e la volevo solo per me. Per la mia grotta, chiamavo così la cesta della biancheria. Lì custodivo le miei storie fantastiche e i disegni; mia mamma le chiamava “le robe strane” . Ricordo che la sera di quel giorno guidai come se ne avessi per sempre, vagai per le strade veloci della periferia, e iniziai a pensare ai grandi quesiti della vita e al tema, avevo da poco la patente, ma continuai così per ore e ore, fin quando mi accorsi di essere diventato una di quelle auto rosse fiammanti fiondate sulla superstrada del futuro. La cosa mi fece rabbrividire. Pensai di sbattermi contro ad un muro per lasciare la competizione, ma poi ragionai e capii che dal gioco non ci si può ritirare. Si può distruggere il veicolo, ma l’altra parte rimane. Capii che ciò che deve fare un buon pilota, e io lo sono, è trovare un punto nella pista in cui l’arrivo e la partenza siano abbastanza lontani da potersi dimenticare da dove si è venuti e dove si stava andando. Quella serata  diede una forte accelerata alla mia storia. Vite passate."


Tratto da "Phollia"

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