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giovedì 13 settembre 2012

Talking about my generation.

Parafrasando in poche righe il disagio della nostra giovane generazione, sto per descrivere la fiorente e florida crisi esistenziale a cui i ragazzi di oggi sono inevitabilmente soggetti. Il carattere sociale della nostra generazione come in quelle passate, e' stato ed e' segnato dal contesto sociale in cui e' nato e cresciuto, nel nostro caso dal contesto socio-economico del capitalismo. Partendo da questo presupposto e' chiaro che la crisi socio-economica del nostro tempo e' in rapporto di interdipendenza con la crisi "spirituale" della nostra generazione. Analizzando il carattere sociale nei primi galoppanti anni del capitalismo, posso affermare che il boom economico e l'attenzione scientifico-industriale che vi fu all'epoca pose le basi per una visione della vita sempre più laica e di fede evoluzionistica; la scienza applicata in massa e su larga scala porto' benessere e innovazione. In questo modo l'ondata tecnologica rispondeva perfettamente all'incertezza della vita, la scienza divenne una vera e propria profezia messianica che presto ci avrebbe portato a scoprire la vita. E per questo tutti cavalcarono l'onda con lo sguardo rivolto al futuro e alla globalizzazione. Esse furono generazioni apparentemente felici, disposte a combattere e a lavorare incessantemente per il proprio futuro e per quella messianica profezia evoluzionistica! Ebbene, ora la nostra generazione si trova a far fronte alla crisi economica e alla crisi messianica, visto che il sistema scientifico proprio come il capitalismo sembrano destinati ad aggrovigliarsi l'uno nell'altro, senza nessuna risposta, senza lieto fine e tanto meno senza nessuna morale da poterci insegnare. Tutti ci siamo sentiti o ci sentiamo svagati, precari, insicuri, senza alcuno scopo, senza sapere cosa voler fare della propria vita o della propria carierà scolastica. Questo perché noi subiamo una doppia crisi che i nostri padri cercano di tappare con filo,toppe e demagogia, quando oramai e' talmente chiaro che i giovani sono sempre più morti: alienati e intorpiditi da video games e televisione, che a differenza della realtà possono dare finalmente ed indistintamente ad ognuno di noi una propria fresca identità.

venerdì 31 agosto 2012

Amore: solitudine

Per dirla alla Fromm: "paradossalmente, per imparare l'arte di amare, bisogna imparare a stare da soli". Mi rivolgo ai voi lettori per offrirvi senza alcun sacrificio o rinuncia, una riflessione sulla nascita del cosiddetto "amore". Alla nascita come alla morte ognuno di noi e' solo, e questo e' il requisito fondamentale per lo sviluppo dell'"amore". Siamo sbucati dalle viscere del nulla e spediti nel luminoso mondo; accecati, spaventati e nudi ci hanno messi al mondo; poi ci hanno istruiti alla logica e al principio di causa-effetto. Piccoli animali senza senno obbligati il prima possibile a scontrarsi con Dio, imparando il timore, la paura, la pietà e il rispetto delle leggi del bene e del male. In modo sintetico si può dire che siamo nati in quanto animali, che subito dopo sono stati educati ad essere esseri umani. La solitudine e' il requisito fondamentale per lo sviluppo del grande cuore rosso: da cuccioli giocosi a bambini studiosi, intimoriti, impauriti e quindi soli. Soli e lontani da un "Padre-causa" a cui potersi legare: questi bambini tristi non sono altro che l'"effetto" della logica! Posso affermare che l'"amore" e' la ricetta segreta creata da ogni individuo per rimediare all' inevitabile insicurezza che questa educazione ci trasmette. Con questo capitolo ho deciso di demitizzare la figura del grande cuore rosso e del concetto caricaturale di amore che viene impartito nei vari oratori e nella stragrande maggioranza delle famiglie. Non sono intenzionato a entrare nel merito della mia ricetta, poiché preferisco offrire ai lettori la possibilità di confezionarne una propria che non sia influenzata dai miei ingredienti.

Il liquido consiglio.

Allora, qual e' il bisogno autentico di vita ai nostri giorni? Quale sia, non lo so più. Da bambino ero convinto di poterlo trovare tra le righe dei grossi giornali, o di poterlo rintracciare sul fondo delle grandi impronte o magari di poterlo intravedere nelle spesse, ovali lenti degli occhiali da vista. Ero persino convinto che il cane l'avesse seppellito in giardino. Ma queste giovani credenze mi furono strappate tempo fa, quando conobbi per la prima volta la "società degli homo sapiens sapiens con gli occhiali". La stretta dura e grave della mano pian piano mi fece rabbrividire, di colpo mi sentii soffocare da quel convenzionale gesto, la spigolosa mano mi attanaglio la vita, mentre la sua gemella cullava del buon vino bianco. Alquanto impaurito e curioso, assaporai dal calice quel denso e liquido consiglio, che mi lascio un nuovo gusto sulla lingua, come un soffio aromatizzato, e così, rincuorato al gusto, salutai l'inespressa vita vissuta fino a quel momento , senza un nome per ricordarla o un ricordo per rimpiangerla. Mi rammarica non ricordare quella breve, infantile melodia, forse tempo perfetta per essere sporcata da laconiche memorie. E adesso, mi ritrovo a brindare, con vino, alla vita nella via degli occhialuti gentiluomini dalle spesse lenti e dalle grandi impronte. Non poi così grandi!

Tratto da "Apolide"

martedì 21 agosto 2012

Amore dopo amore.

Definire la parola amore e' semplice se, appunto, la si ritiene solo una parola. Definire il concetto che simbolicamente questa parola vuole racchiudere e' assai più complesso. Esso e' talmente confuso da non essere riassumibile o semplificabile. L' unico modo per affrontare seriamente le cose dell' amore e' smitizzare il loro simbolo: il grande cuore rosso. Il dittatore rosso che quando batte forte sul petto, esige amore! Il cuore inteso come organo ha ben poco sentimento, lo definirei un lavoratore instancabile, alle volte appassionato e alle volte svogliato, nient' altro. Certo, senza il cuore non c'e vita come senza amore non si vive! Beh, per la gioia di molti posso affermare che di persone dal cuore "pulsante" ma non "amante" ne conosco in gran quantità. I "pulsanti non amanti" raffigurano perfettamente la classe confusa-media che ha equivocato l' amore con altro. Questo attaccamento a figure fatte, decise, finite, copiate, perfette, e' attribuibile all' arte figurativa più che a quella concettuale, più alla propaganda che alla morale, più a un gigantesco cuore di paillette che a una piccola illustrazione. E' per noi un grosso problema risalire dal circolo dei prodotti dell' amore, soprattutto ora che ne siamo così dipendenti. Vorremmo riempirci di cuori e lustrini, di anelli, di regali, di amici, di prodotti, di quadri, di vestiti con simboli, di auto con simboli, di simboli sulla pelle e infine di bambini e bambini sui quali appiccicare i nostri simboli! Pensare di ambire a dei figli propri, pensare di ambire a tonnellate di discendenti nel nostro mondo e' da vero essere "pulsante"; esso e' il "pulsante" per eccellenza! Colui che pulsa con disamore e superbia, colui che ambisce alla discendenza e all' ereditarietà dei geni, mentre, l' egotismo contemporaneo tritura milioni di bambini al giorno. Sono turbato, mi fermo qui per ora!

sabato 11 agosto 2012

Facebook si dichiara innocente!

Pochi mesi fa ho deciso di non usare più Facebook. Il movente di tale suicidio digitale e' stato sostanzialmente uno solo: mi sentivo come una azienda in cerca di clienti! La "Boni Danilo" si impegnava nel pubblicizare video, slogan personali e link sulla sua bacheca in modo da rendersi appetibile al mercato, ma non per profitto economico come solitamente fanno le aziende, bensì per l'arricchimento del proprio ego, del proprio potere o della formazione di esso. Perché? Perché questa spasmodica ricerca di mi piace, di amici in quantità, di farsi conoscere tramite una bacheca? Perché ci sentiamo soli, e a maggior ragione in una società che detrona la natura e l'ecosistema della Terra. La natura dovrebbe confortarci da questa precaria esistenza, invece di essere nostra schiava e cavia; e se non ci conforta lei quello che ci rimane e' la distruzione, il potere, il consumismo, l'ingordigia e Facebook creato da noi per ricreare una natura comune e il contesto nel quale sentirci confortati: a nostro agio senza compromettere il sistema! Perfetto e comodo per ogni personalità che sia la più introversa, la più estroversa, la più esibizionista, la più coscienziosa, la più seducente. Bello, facile, veloce, gratuito e aperto a tutti. Qualsiasi persona può trovarsi con centinaia di amici con un paio di click. Proprio per queste sue caratteristiche inoffensive, mansuete, e rispettose nei confronti del sistema mondiale economico e' il movimento pacificatore che offrirà lunga vita all'uomo consumatore medio. Per quanto riguarda l'informazione in Fb, il suo più grande difetto consiste nell'aver posto dei processi di selezione automatica e di filtro nella Home. Intendo dire che se un utente viene inizialmente attirato da un certo link, o da un qualche profilo, inevitabilmente la sua curiosità informatica sara' filtrata e calibrata a quel link o a quel profilo, non offrendo più all'utente la libertà di scelta che esso aveva al primo click! E' come se per ognuno Fb creasse una cartella di riferimento con scritti interessi, amici, e argomenti preferiti e veicolasse già dal primo click tutta l'informazione di quel suddetto utente, come se volesse immobilizzarlo per non fargli conoscere altro! Un po' come la televisione di oggi ha la capacita' di farti divertire al punto di non ricordarti più dove sei e come ci sei arrivato! Questa e' la mia critica e io mi dichiaro colpevole di averla postata!

martedì 7 agosto 2012

Il carattere marcantile dell'era moderna (seconda parte).

L'eroe cristiano e' il martire perché, come nella tradizione giudaica la realizzazione suprema dell'essere consiste nel dare la propria vita per Dio o per il prossimo. La figura del martire e' in antitesi con gli idoli della religione pagana, ossia, eroi il cui obiettivo e' la conquista della vittoria, della distruzione, delle abilita' belliche, dell'onore e della gloria. Quali dei due modelli inconciliabilmente opposti continua ad avere la prevalenza nel nostro mondo? Proprio in concomitanza delle olimpiadi mi sono reso conto del paganesimo socioeconomico in cui viviamo. Provate a pensare al paragone fra i giochi olimpici dell'antica grecia e quelli attuali; ebbene, nonostante gran parte dell'Europa sia di religione cristiana ogni quattro anni la gente e' follemente entusiasta di celebrare questa espressione simbolica di paganesimo e di acclamare con nazionalismo l'eoroe vittorioso, colui che ha il favore degli dei, colui che si e' imposto sugli altri e che li ha sconfitti. Questa rappresentazione non si addice proprio alla tradizione giudaica della rinuncia, della povertà, del donarsi agli altri. Perlopiù le olimpiadi di oggi hanno perso pure l'onore e la gloria di cui erano intrise nell'antichita, e questo grazie all'affarismo e la pubblicità che circolano dietro ogni atleta e ogni gradinata. Tutte questi componenti stanno coltivando in noi non l'amore per l'uomo, ma l'amore per gli idoli; intendo dire che siamo giunti ad un livello di disumanizzazione tale che ogni uomo e' portato a pensare a Dio come all'unico beneficiario dell'amore, e che esso sia un idolo, un Gesu' che ogni giorno si sacrifica al nostro posto per garantirci un incondizionato amore per tutti. Ma la realtà e' che noi non sappiamo più amare, e amando sempre meno adoriamo dei falsi idoli costruiti a pennello per non farci smettere di lavorare e di gettare carbone nella grande macchina-sociale.

lunedì 6 agosto 2012

Il carattere mercantile dell'era moderna.

Per quanto concerne l'uomo e al suo carattere moderno, si deve premettere che il carattere umano e' legato inscindibilmente a quello della società in cui vive. Detto questo proviamo a fremarci un attimo e riflettere su come noi realmente ci rapportiamo all'essere umano; non intendo parlare di amici, parenti o fidanzate, intendo parlare del rapporto che si ha con i propri sentimenti e di riflesso con quelli degli altri, parlo della coscienza. Vi e' mai capitato di sentirvi in contrasto con le vostre emozioni durante quei momenti passati in ufficio, in fabbrica, in chiesa, a pranzo con i genitori? L'ultima volta che mi e' successo e' stato quando avevo scordato il mio portafoglio in una gelateria e tornato in dietro per riprenderlo, trovai una donna sulla soglia della porta che me lo diede. Io la ringraziai e la salutai vivamente. Subito dopo il gelataio mi chiamo' al bancone dicendomi che sarebbe stato il caso di dare alla signora la meta' dei soldi contenuti nel mio portafoglio, allora io, stupito domandai il perché al signore e lui mi rispose che era buon senso fare così e che tutti lo fanno. A quel punto poteva tenerseli tutti i soldi! Perché ridarmeli per poi accettarne la meta'? E questo e' il punto focale sul quale gira il carattere mercantile: una società di mercati non può che allevare giovani contabili educati al rispetto per le regole della finanza e del profitto. E se questa macchina economica e' alimentata dalla religione industriale, ossia, quella delle indulgenze, quella delle guerre, quella "pagana" della chiesa cattolica. Se succede questo, ed e' successo,noi tutti perdiamo di umanità. Come nel caso dei famosi burocrati tanto avvezzi a numeri, sondaggi e statistiche impersonali manipolate dalla televisione e dalla propaganda. Per non parlare degli operai "di serie"! Essi sono solo numeri che girano fino a quando intontiti vanno a sbattere contro alle cabine elettorali, nelle quali alienati votano il nome più' chiacchierato. Ah, questa si che e' democrazia! Un esempio di burocrate moderno potrebbe essere quel nazista che al processo di Norimberga dichiaro': " io non odio gli ebrei, e non amo i tedeschi. Io non amo e non odio! Quindi, perché non avrei dovuto rispettare gli ordini?". Sicuramente un discorso logico per una persona disumanizzata, ed io di queste persone ne vedo sempre di più! Forse, io stesso lo sono in parte. Sono cambiate le modalità, ma la macchina economica da allora non ha più smesso di funzionare e di consumare coscienze. Ora e' solo meno chiassosa e fumosa. Oggi, ogni cosa ha un prezzo, pure restituire ad un ragazzo il portafoglio dimenticato c'e l'ha! Ma per quale motivo non rubare quei soldi? Per il Dio dell'ipocrisia, dell'apparenza, e della legge? CONTINUA ... CONTINUA ...

giovedì 2 agosto 2012

Come un sorriso in rigor mortis.

Come un sorriso in rigor mortis La frase costante: << Ma che cazzo me ne frega>>, aggiornata a seconda delle giornate, << di quanto sei dimagrito, dei tuoi obliqui o di tua mamma >>. Ho voglia di perdermi da qualche parte, mi voglio perdere per ritrovarmi. Ma ritrovare cosa? I miei scopi, le mie passioni sono insignificanti davanti alla voglia che ho di perdermi; perdermi anche in tutte queste parole che vomito di getto, non c'entro io, se quello che voglio e' perdermi. Ci deve essere qualcosa che funge da diversivo nelle nostre ripetitive giornate; mi sentirei mancare, se succedesse un che di strambo, se si muovesse ora lo caccerei, talmente sono affranto ed emotivamente anestetizzato. Cosa c'e che non va? Nulla, nulla che non vada contro ogni reale ipotesi, nulla in cui credere realmente, nulla di cui stupirsi, ed ora non voglio più niente, e neanche gettando questo mio disagio su delle candide pagine penso che la mia serata possa cambiare. Potrà farlo domani o un giorno in cui un chissà chi come me condividerà questo mio monologo; ma cosa cambierà? Fraterna compassione, immedesimazione, comprensione: tutti sentimenti nobili, ma solo attimi di sollievo in un pianeta dilaniato dallo sconforto. La felicita' e' nella condivisione, ne sono certo, ma due pianeti "malati" che si mischiano nel loro dolore, sono felici? E' questa l'arrendevole verità? E se fosse così, perché a me non basta? Cosa vado cercando? Perché non ci si adatta alla vita frenetica, artificiale e materialista creando una pienezza interiore, artificiosa, e forse fantasticamente fantastica? E' l'evoluzione mentale che non e' al passo con i tempi? Penso sinceramente che l'etica perpetuata dall'umanità non possa convivere nella società del mentre, anch'essa figlia dell'umanità; ma ora non possiedo spavalderia o presunzione per poter giudicare nel dettaglio queste mie congetture poiché risulterebbe anacronistico, avventato e sgarbato per le vite che, come trottole, girano innocenti su di un piedistallo ben saldo a terra, abbarbicato fra radici ormai decadute. E da esse non si svincolano, non spaziano, perché l'universo fa paura, e così pavide ristagnano. Perché non si muovono? E' per una convenzione di moto che meccanicamente li regola e li vincola a conservarsi vivendo il più a lungo possibile. Che bisogno hanno di una simile convenzione? Tale consuetudine nasce da un'irrefrenabile, primordiale ed autentico bisogno di vita, un bisogno condensato nelle condizioni sfavorevoli del passato che tanto risalto han dato agli aspetti più profondi e viscerali dell'uomo e, tra questi, la necessita' di vita. L'eco di quei vecchi desideri ora riecheggia presuntuoso fra le genti, ormai non più sfavorite. Eco e' ora radice che si allunga di generazione in generazione, e si proclama verità legittima, non curandosi del tempo e del suo movimento che scorre, muta con il mutare, e con lui i bisogni, le certezze, le necessita. Ma non le lunghe radici! Le secolari convinzioni devono essere recise , sradicate, poiché con la superbia di chi e' stato adorato, intrappolano i flussi di pensiero, le coscienze e l'avvento dei nuovi bisogni moderni. E' una trappola che si aziona per dovere, per etichetta e per inerzia; le convinzioni regnano incontrastate tra le menti incatenate da falsi miti.

mercoledì 1 agosto 2012

Hang the DJ!

... avrei voluto fare come ognuno di loro: saltare, ballare, percuotere, schernire, fumare,ma io non ero di quelli. Ragazzo a tratti impacciato, compagno di scuola ideale e timido amico che se ne stava a rimuginare pensieri, in disparte, chiedendosi come sarebbe stata la fine del mondo. Molte volte mi capito' di volermi confrontare sull'amore, ma non trovai musica che mi potesse allietare. Il benedetto DJ di turno il sabato sera, scandiva le sue parole d'amore, ma io non ebbi mai chiaro cosa significassero. Curiosai fra la pista da ballo in cerca dell'amore, ma vidi solo gambe, bacini e carni che sbattevano le une contro le altre, come il martello che batte sull'incudine. Uscii da quella fucina quando dal nulla si levo' un grido che a tutti, tranne che a me, pareva essere chiaro : "voglio le mani!" grido' il benedetto DJ. Ed ecco le mani della gente levarsi al suo cospetto, mentre il suo santo sudore benediva i fortunati seguaci accalorati sotto di lui: era uno di quelli famosi! Hang the blessed DJ! Impiccatelo, perché la musica che continuamente suona non parla di me e della mia vita! Impiccatelo perché la musica e' poesia su melodia, e lui non sa' nemmeno scrivere! Impiccatelo perché quello che esprime per me non ha senso!